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Europei: Italia in semifinale, Insigne top

Cronaca     2 Luglio 2021     Fonte: Il Mattino

Belgio battuto 2-1. Il capitano del Napoli autore di uno splendido gol: progressione e tiro a giro dritto all'incrocio


Europei: Italia in semifinale, Insigne top La Grande Bellezza dell'Italia di Mancini abbaglia anche la squadra che da tre anni domina il ranking del calcio mondiale, il Belgio, sconfitto al di là del 2-1 finale firmato da Barella e Insigne in una partita da incorniciare. Monaco di Baviera, con il tifo di tanti emigranti italiani, regala agli azzurri una notte trionfale non solo metaforicamente: significa il ritorno nell'elite del calcio, tra le quattro migliori di una grande manifestazione per la prima volta dal 2012, e l'approdo sotto l'arco di Wembley per la semifinale di martedì.

A Londra gli azzurri affronteranno la Spagna di Luis Enrique, vincitrice ai rigori della Svizzera: ma un'Italia così può aspirare a qualsiasi traguardo, anche a superare una nazionale che negli ultimi 15 anni ha dominato nel mondo. Gli azzurri hanno perso una partita l'ultima volta il 10 settembre 2018, 1-0 col Portogallo: Trump era saldamente presidente degli Stati Uniti, in Italia il governo era gialloverde e al mondo in pochi erano in grado di associare al termine pandemia un significato compiuto. Un'era geologica dopo, per quanto sono veloci gli accadimenti nel mondo di adesso, il rassicurante percorso dell'Italia di Mancini è invece senza scossoni, costellato da trentadue partite senza sconfitte (con una serie in corso di tredici vinte di seguito).

E stasera tramonta anche l'unica obiezione che veniva mossa alla Grande Bellezza: sì la mistica dell'estetica c'è, ma che valore hanno gli avversari che fanno inanellare record all'Italia? Ecco, quelli di stasera un valore ce l'avevano: primi al mondo nella classifica Fifa davanti a Francia e Brasile: e l'obiezione alla grandezza di questa squadra non ha più motivo di esistere. L'immediato prepartita aveva regalato scampoli di suspense da calcio anni 70, con la pretattica a indirizzare palesemente comportamenti e flusso delle comunicazioni. Il ct dei belgi, Roberto Martinez, aveva aspettato fino all'ultimo momento buono per ufficializzare la rinuncia al talento dell'infortunato Eden Hazard e, al contrario, la fiducia nelle condizioni di De Bruyne, schierato dal primo minuto e considerato evidentemente in condizioni accettabili nonostante la botta alla caviglia datagli proditoriamente da Palhinha nel match degli ottavi con il Portogallo.

Per parte sua Roberto Mancini aveva tenuto coperte le carte azzurre ben oltre il solito, annunciando le sue scelte direttamente all'Uefa all'arrivo allo stadio, salvo poi schierare la squadra che tutti si attendevano, con il rientrante Chiellini al centro della difesa e Chiesa, protagonista assoluto contro l'Austria, al posto di Berardi nel tridente d'attacco con Immobile e Insigne. Immutato, comunque, il modulo azzurro: il solito 4-3-3 votato al possesso palla e alla propulsione. E immutato anche quello dei belgi, 3-4-2-1, nonostante la rinuncia a Eden Hazard avesse obbligato Martinez all'azzardo dell'inserimento del giovanissimo Doku a fare coppia con De Bruyne alle spalle di Lukaku. Ne sortiva comunque un primo tempo ad alta intensità con l'Italia a ricamare il suo calcio fatto di giocate stilisticamente apprezzabili e il Belgio, che pure nel settore della decorazione e della fantasia vanta una delle capitali mondiali a Bruges, a strappare continuamente senza troppo costrutto e fantasia.

Per la verità, a lungo bloccato Lukaku nella morsa Chiellini-Bonucci, le rincorse di De Bruyne creavano un paio di grandi opportunità per i belgi: al 22' sulla prima, un sinistro dello stesso giocatore del Manchester City, Donnarumma si allungava e metteva in angolo, e quattro minuti dopo sulla seconda (colpetto velenoso di sinistro di Lukaku su imbeccata di De Bruyne) il portiere azzurro si ripeteva. E allora era l'Italia, che già aveva inutilmente esultato al 13' per una rete di Bonucci annullata giustamente per fuorigioco dopo visione alla Var, a passare in vantaggio: era la mezz'ora, e un errore della difesa belga in impostazione consentiva a Verratti di recuperare la palla e offrirla a Barella, che si regalava una giocata da eccelsa ala brasiliana: dribbling secco e botta di destro senza possibilità di intervento per Courtois. Il Belgio spariva dal campo, inebetito dal giro palla azzurro, e dopo un'occasione per Chiesa gli azzurri passavano ancora con una rete col marchio di fabbrica di Insigne, bravo a caracollare dalla tre quarti di campo verso l'area avversaria, bravissimo a piazzare all'incrocio il suo famoso tiro a giro di destro. Gara chiusa o quasi? Neanche per sogno, perchè l'arbitro sloveno Vincic al 45' considerava da rigore un intervento di Di Lorenzo su Doku, dalla sala Var non arrivavano obiezioni e Lukaku trasformava dal dischetto riportando i belgi in partita.

Nella ripresa il canovaccio non sembrava cambiare: l'Italia costantemente nella metà campo avversaria, il Belgio a cercare paradossalmente il contropiede e la palla lunga. Il pressing azzurro metteva in difficoltà gli avversari, che riemergevano dall'apnea solo grazie a De Bruyne e alle rincorse di Doku. E infatti su questa verticale arrivava al 15' la più grande opportunità belga di pareggiare: ma sull'assist del giocatore del City Lukaku si divorava letteralmente l'occasione calciando da un passo addosso a Spinazzola. Che qualche minuto dopo addirittura potrebbe andare in gol, con un tiro ravvicinato su cross di Insigne. Ma un campanello d'allarme (cross di Chadli con Lukaku a un soffio dalla deviazione vincente), spingeva Mancini a immettere energie fresche: dentro Cristante e Belotti al posto di Verratti e Immobile.

Poi s'infortunava seriamente Spinazzola, sostituito da Emerson e Insigne lasciava il posto a Berardi, entrava anche Toloi al posto di Chiesa a rafforzare la retroguardia. Per i belgi l'innesto di Mertens non si rivelava significativo, e se emergeva qualche pericolo ulteriopre era solo per i palloni buttati in mezzo dai diavoli rossi senza troppo costrutto. Ed allora era giusto, persino ineluttabile che alla fine facessero festa gli azzurri e il loro calcio pregiato.

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