Una domenica da dimenticare
Cronaca
15 Gennaio 2006 Fonte:
Metropolis
Il Napoli incappa a Massa nella seconda sconfitta stagionale
MASSA - Dopo Perugia, Massa. Secondo ko in campionato per un Napoli inguardabile, fermo sulle gambe, senza un briciolo di fosforo ed anche in preda ad un preoccupante nervosismo. Finisce 1-0 allo stadio Uliveti. Per la squadra toscana una pagina di storia da tramandare di generazione in generazione, per la corazzata della C1 che guarda già al grande calcio europeo un bagno di umiltà, una secchiata di acqua gelida sul volto, ma anche un preoccupante segnale d'allarme. I motivi per stare in campana sono parecchi. Il primo riguarda la classifica: il Frosinone ha liquidato facile il Pisa ed ora è ad appena tre lunghezze. Il secondo si riferisce al trend dell'ultimo mese, con la squadra partenopea in evidentissimo debito atletico. Il terzo chiama in causa il tecnico, anche stavolta protagonista di scelte cervellotiche, come quella di sistemare Montervino prima, e Cupi a gara in corso, sulla corsia mancina della difesa, ovvero due giocatori fuori ruolo con Lacrimini (sinistro naturale) a scaldare la panca. L'ultimo punto è più una sensazione, e si riferisce all'apatia isterica di un Calaiò che non segna ormai da circa due mesi, e che è il termometro di un attacco globalmente diventato anemico: a Massa si è tirato tre-volte-tre in 98', col suo bomber principe a divorare un gol praticamente fatto! Sommando il tutto, serve correre ai ripari e trovare una soluzione, prima di farsi prendere dal pericolosissimo affanno della lepre che si sente braccata. Che, combinato con la ‘sindrome da rischio playoff', potrebbe combinare danni inenarrabili. Ma ecco il match. Reja proponeva, come previsto, il 4-4-2 con Montervino terzino sinistro, Amodio a centrocampo e la coppia Sosa-Calaiò davanti. D'Arrigo adottava lo stesso modulo, affidandosi in attacco al potente Rossi e allo scafato Cecchini, con Bischeri largo a sinistra e il neoacquisto Frati a partire dalla panchina.
La partita si proponeva piacevole fin dall'avvio: pochi tatticismi e squadre a fronteggiarsi a viso aperto. Da una parte il Napoli metteva sul piatto della bilancia le aperture di Fontana e la velocità di Capparella a destra, dall'altro la Massese proponeva una buona organizzazione di gioco e la propensione a rubar palla e ripartire. Al 2' la prima emozione, con una sventola dal limite di Amodio che finiva alta non di molto, al 12' ci provava invece Bogliacino, che svirgolava un pallone invitante da posizione defilata a sinistra. Curiosa la scelta di Reja di partire con difesa altissima e in linea, alla ricerca dell'off-side sistematico. Un assetto che in un paio di circostanze faceva correre qualche brivido lungo la schiena dei supporters partenopei. Manovrieri, gli ospiti, anche leziosi. Andava via a folate invece la squadra di D'Arrigo, che al 21' e al 23' portava al tiro prima Cecchini, poi Rossi: entrambe le conclusioni finivano a lato. Erano i campanelli d'allarme: al 26' infatti, Rossi staccava su Maldonado facendo sponda per Vagnati, che inventava il gol della vita infilando Iezzo con una spettacolare rovesciata da appena dentro l'area. Il gol scuoteva gli azzurri, che però per sfiorare il gol dovevano aspettare un errore del portiere di casa, che su una punizione dalla trequarti di Fontana valutava male la traiettoria della sfera, che finiva sul palo, ‘graziandolo'. Il match si incattiviva anche (tre ‘gialli' in cinque minuti), ma non offriva altre emozioni (tranne un destro di Capparella centrale al 37') fino al duplice fischio di Scoditti.
Nella ripresa Reja provava la mossa per la rimonta: fuori uno spento Amodio, Montervino riportato sulla mediana e l'ultimo acquisto, Cupi (all'esordio in maglia azzurra) a completare sulla corsia mancina il pacchetto arretrato. Chiaro il canovaccio tattico: azzurri ad impossessarsi della metà campo avversaria e premere, bianconeri ad aspettare e ripartire, confidando nella inaspettata lentezza della retroguardia ospite. Reja invece portava sempre più spesso, col passare dei minuti, Capparella e Bogliacino sulla linea degli avanti, fino a mettere dentro Pià (17') per Capparella, passando al 4-3-3 con in campo il tridente (Calaiò, Sosa e il brasiliano) da molti chiesto a gran voce. Al 20' si vedeva finalmente Calaiò, ma la sua girata di testa veniva alzata senza affanni da Bassi in corner. Poi era Fontana a sfiorare l'incrocio su punizione (23'), mentre al 32' era Calaiò, solo davanti al portiere avversario, a ciccare clamorosamente la conclusione vincente. Poco prima della mezzora D'Arrigo rinforzava il bunker chiamando fuori Cecchini (una punta) per mettere dentro Dobrijevic (un mediano), il tecnico partenopeo giocava invece la carta Grieco (per Grava) nel finale. Collezionava solo angoli, però, la formazione partenopea, che al triplice fischio si ritrovava a fare i conti con la seconda sconfitta in campionato, timbro ufficiale di una crisi post-sosta che aleggiava a mezz'aria da tempo. Una crisi che riapre i giochi in chiave promozione diretta. E che forse farà anche cambiare strategia, da qui a fine mese, a Pierpaolo Marino. Servono muscoli e ossigeno, infatti, a questo Napoli. E servono in fretta. (quesse)
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